Molti anni fa a New York, Steve Addis si trovava in un angolo della città con in braccio la figlia di un anno quando sua moglie scatta loro una fotografia. L’immagine ha ispirato un rituale padre-figlia che si ripete costante, in cui Addis e sua figlia si mettono in posa per la stessa foto, nello stesso angolo, ogni anno.
Le fotografie ricorrenti possono rappresentare un’ottima base per iniziare a pensare al senso del tempo e ai cambiamenti che avvengono nelle persone. Non si tratta solo di cambiamenti fisici ma, più in generale, dei cambiamenti che, attraverso la fisicità, raccontano di esperienze e di trasformazioni interiori.
L’elemento ricorrente può essere rappresentato dal luogo: un classico esempio sono le fotografie estive scattate, ogni anno, nei medesimi luoghi di vacanza. Ma l’elemento ricorrente può essere anche rappresentato da un evento dello stesso genere quali compleanni, matrimoni, battesimi e nascite oppure da una stessa posa.
Accanto al tema del cambiamento le fotografie ricorrenti richiamano anche al senso della stabilità e del ritorno del tempo. Come scrive Linda Berman: “Nelle fotografie possiamo rinvenire gli schemi e gli eventi di vita che ritornano periodicamente. Mentre ci stupiamo delle coincidenze, delle analogie e dei paralleli, assistiamo al ripetersi della storia davanti a noi.” (L. Berman, La fototerapia in psicologia clinica).
Grazie alle fotografie abbiamo la possibilità di accostare “fisicamente” il passato al presente mettendoli uno accanto all’altro. Nelle fotografie ricorrenti la stabilità e il cambiamento si legano insieme come trama e ordito per intessere e dare corpo al tessuto della nostra storia di vita.
Si può fare un ulteriore passo immaginando la fotografia successiva della sequenza in un’ottica di evoluzione desiderata. Grazie ai metodi attivi questa potrà diventare una sperimentazione operativa (proiettandosi nel futuro desiderato per poi “guardare” indietro nel presente per capire la strada per congiungerli) all’interno dello spazio terapeutico attraverso cui mettere a fuoco gli aspetti di sé che fungono da risorsa per il cambiamento.
2 commenti
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19 novembre 2013 a 21:34
Moralia in lob
La cosa è interessante, non sono abbastanza pratico di psicologia clinica per affermare se funziona o meno, Però l’idea ha un suo perchè. A me metterebbe tanta malinconia.
Un saluto
…Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L’ombra crescente d’ogni stelo vano
Quasi ombra d’ago in tacito quadrante.
G. D’Annunzio
26 novembre 2013 a 19:52
lauraperego2013
Tolstoj diceva che la malinconia è il desiderio di avere dei desideri.